Feste Religiose

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L’ anima vera, più autentica, di Milazzo e della sua gente, si manifesta soprattutto nelle feste religiose, espressioni multiformi di quell’antico e variegato patrimonio i cultura popolare isolana qui, più che altrove, fortemente sedimentata nel vissuto collettivo. Si tratta di feste caratterizzanti la comunità, connotata da segni rituali forti, in grado di comunicare autentici sentimenti di fede e di devozione, che si configurano ancora oggi come luoghi privilegiati della memoria e, dunque, occasione preziosa di recupero dell’identità collettiva.

Testimonianza di epoche remote, da sottrarre al pericolo di una pressante minaccia di omologazione culturale e da consegnare integre alle future generazioni, poiché in essa è iscritta la storia stessa della città. Cospicuo si presenta l’universo festivo di Milazzo, custodito gelosamente con ostinato orgoglio e rievocato puntigliosamente, non soltanto come occasione di aggregazione religiosa, ma anche di socializzazione, oltre che essenziale complemento alle attività economiche più povere.

La devozione popolare mamertina si riversa soprattutto sul patrono, Santo Stefano, festeggiato la prima domenica di settembre con una solenne e suggestiva sfilata processionale che si snoda per le vie della città, trasformando vicoli e piazze in un immenso teatro naturale dove la gente, a un tempo, è protagonista e spettatore. Il corte muove dal Duomo seguendo un itinerario preciso, la strada della processione, quasi una ribalta che consentiva in passato, e forse ancora oggi, alle diverse componenti sociali da una parte di rendere omaggio al Santo e dall’altra di autorappresentarsi annualmente sul palcoscenico cittadino. La benedizione della reliquia conclude la processione. Una partecipazione corale caratterizza la festa del compatrono San Francesco di Paola. Il rito si rinnova ogni anno nella prima domenica di maggio con una suggestiva processione che richiama una moltitudine di devoti proveniente da tutta l’isola.

Dalla chiesa dedicata al Santo, posta sul colle San Biagio, la vara con la sacra immagine è condotta a spalla, da uno stuolo di portatori che si contendono il privilegio di sostenere il peso del simulacro, per le strade cittadine e su, per la ripida salita, fino al castello, seguita da una marea ondeggiante di fedeli. La processione dura ben sei ore ed il percorso è il più lungo di ogni altra sfilata processionale. È questo un modo con cui i devoti manifestano il loro attaccamento a San Francesco, immaginato più uomo che santo, a tal punto da configurare un rapporto diretto e privilegiato tra il protettore bisognoso di aiuto e il protettore al quale invocare soccorso prodigioso nel momento di precarietà esistenziale.

Al passaggio del simulacro la processione si infoltisce sempre più fino a raggiungere l’acme del porto, al cospetto del mare dove, salutato dal suono stridente delle sirene di bordo di decine e decine di imbarcazioni, il fercolo sale su un traghetto per ricordare simbolicamente il miracoloso attraversamento dello Stretto di Messina. Infine il rientro al Santuario in un’atmosfera di grande tripudio e suggestione. La processione si propone come un originale e caratteristico cerimoniale festivo che serve a sacralizzare i luoghi e ad esaltare la profonda fede popolare. Narra la tradizione che San Francesco sia arrivato a Milazzo nel 1464, fermandosi per alcuni anni. Durante il suo soggiorno si dice abbia operato molti miracoli. Uno, in particolare, è ricordato dalla devozione popolare: l’attraversamento a piedi dello Stretto di Messina, dopo il rifiuto di un barcaiolo di condurlo da una riva all’altra. A precedere la festa vera e propria è il rito dei “tredici venerdì”, si dice, istituito dallo stesso San Francesco per ricordare i dodici Apostoli e il Crocifisso. Per tredici venerdì consecutivi il Santuario di San Francesco è meta del commovente pellegrinaggio di quanti hanno da chiedere la benevolenza del Santo.

Il rito della “berrettella”, il momento più sentito dell’intero ciclo festivo, legato sempre alla celebrazione di San Francesco, è in calendario il martedì successivo la festa, dove il sacro si intreccia al profano senza limiti ben definiti. È un rito nel rito, che si richiama alle più remote consuetudini popolari di trasferire sugli oggetti appartenuti ai santi il potere taumaturgico attribuito ai Santi stessi. La berrettella infatti, altro non è che il copricapo che San Francesco soleva indossare. La reliquia è portata in processione per la città, al porto e, addirittura, imbarcata su un peschereccio, viene seguita da un variopinto corteo di barche in suggestiva processione sul mare. Alla generale eccitazione contribuisce il complesso delle molteplici sonorità che caratterizzano la sfilata processionale, dalla musica della banda alle grida di giubilio della gente.

Doppiata la punta di Luigi Rizzo, tutte le imbarcazioni sostano nello splendido scenario del golfo di Milazzo mentre un giovane recita la preghiera dei marinai e una corona di alloro, preparata dai terziari di San Francesco, viene gettata in acqua a ricordo dei caduti del mare. Riportata a terra , la reliquia in solenne processione tornerà al Santuario.

Il mare è l’elemento simbolico che accompagna un’altra festa particolarmente sentita nella comunità milazzese: la Madonna del Rosario, il 13 ottobre. Il fercolo è portato in processione per la città e fino al porto dove, con la benedizione del sacro legno della croce, viene invocata la benevolenza della Madonna sulla gente di mare. La processione continua fino alla Chiesa di Santa Maria Maggiore, dove sarà impartita un’altra benedizione, per concludersi alla chiesa del Rosario.

Altra festa è la celebrazione della Madonna della Resurrezione, il lunedì di Pasqua, che ha il suo teatro principale nella Chiesa del Carmine. Uno stretto legame devozionale unisce alla Madonna l’omonima confraternita, detta anche “Compagnia della buona morte”, istituita fin dal XVII secolo con lo scopo umanitario di offrire aiuto e assistenza ai carcerati, ai sofferenti e ai moribondi. E proprio per questi gesti di umana compassione, la Madonna alla quale sono votati i confrati viene detta della Pietà.

Di grande interesse è anche la festa del Santissimo Crocifisso, il martedì dopo Pasqua. Legata alla comunità di San Papino, la celebrazione è oggi confinata in ambito parrocchiale, mentre in passato la sacra immagine di Cristo in croce, raffigurato nel bellissimo capolavoro di Frate Umile da Petralia, era condotta in solenne processione per tutta la città. Il rito, attraverso una suggestiva rievocazione, vuole ricordare il pianto del Crocifisso che pose fine ad una lunga carestia, miracolo registrato dai cronisti di fine Settecento. Per i suoi valori universali la Pasqua rimane comunque la festa più ricca di significati simbolici, senza collocazione temporale.

Un commovente pellegrinaggio notturno verso Capo Milazzo, dove si trova la chiesa di Sant’Antonio, caratterizza la festa del Santo, il 13 giugno. Sono migliaia i fedeli, provenienti da tutta la Sicilia, che convergono nell’originale chiesa scavata interamente nella roccia, per chiedere la protezione del Santo. Secondo la tradizione, la grotta, diventata poi luogo di culto, ospitò nel 1221 Sant’Antonio, naufrago durante il viaggio che avrebbe dovuto riportarlo a Lisbona dove era nato, e da dove, qualche anno prima, era partito missionario. Dopo la sua morte, la grotta appunto divenne uno dei luoghi più sacri per i milazzesi che in quella sosta imprevista lessero una particolare benevolenza del santo verso la loro terra.

Molte altre feste minori, ma non meno sentite, caratterizzano l’universo festivo di Milazzo è attestano la grande ricchezza della cultura locale. Riti che, pur conservando la propria identità hanno un copione pressoché identico: l’adorazione del simulacro in chiesa, la sfilata processionale che riflette la struttura gerarchica della comunità, la folla dei fedeli, la presenza di bande musicali, la celebrazione liturgica, lo sparo dei fuochi d’artificio. La seconda domenica di settembre, nella frazione Tono, sulla scia della vicina Tindari, i borghigiani celebrano la Madonna Nera con una solenne processione. Ad introdurre la tradizione negli anni Trenta furono gli ultimi discendenti dei “rais” della tonnara del Tono, un tempo una delle più importanti di Sicilia.

La distribuzione dei pani benedettini di “San Brasi” è usanza tipica per la festa di San Biagio, protettore della gola. L’offerta del pane, per la sacralità che l’alimento riveste è il momento centrale della celebrazione religiosa che si svolge in ogni parrocchia, il 3 febbraio, coinvolgendo tutta la città.

Ventuno giorni dopo la Pasqua, lontano dunque dalla ricorrenza canonica, si celebra San Giuseppe. La sfilata processionale con il fercolo muove dall’omonima chiesa per le vie cittadine con gran seguito di devoti.

La domenica successiva al 16 luglio, è condotto in processione per la città il simulacro della Madonna del Carmelo.

Una curiosa pratica accompagna invece la ricorrenza di Santa Rita da Cascia, il 22 maggio. Molti devoti fanno essiccare le rose benedette in chiesa attribuendo al fiore, caro alla Santa, poteri di guarigione. L’ottava domenica di Pasqua nella chiesa di Capo Milazzo si celebra la festa della Santissima Trinità. Un altro momento corale, infine, è rappresentato dal Corpus Domini, celebrato con una solenne processione alla quale partecipano i bambini che hanno ricevuto la prima comunione.