La cinta degli Spagnoli

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L' imponente muraglia bastionata fu costruita nel corso di un quindicennio (1525-1540) per rispondere ad una duplice necessità:

1 - proteggere la città alta con un apparato di fortificazioni "moderne" adatte all'uso delle armi da fuoco e alla difesa ravvicinata di fiancheggiamento;

2 - dare, dalle postazioni dei cannoni della città alta, la più ampia copertura agli approdi navali sottostanti.

Per la costruzione della cinta il viceré Ettore Pignatelli si avvalse dell'opera di Pietro Antonio Tomasello, "magistro ingigneri" della città di Padova, già incaricato di accertare lo stato di efficienza della difesa delle città portuali. Nel cantiere milazzese, avviato nel febbraio del 1525, Tomasello scelse di costruire le nuove difese sulle tracce di quelle medievali ancora in gran parte esistenti, ma ormai inadeguate. A partire dal 1553 al tecnico padovano, anziano e malmesso in salute, fu affiancato un tecnico di scuola affine ma più aggiornato, il bergamasco Antonio Ferramolino.

I condizionamenti imposti dalle antiche strutture presenti lungo tutto il fronte e nei siti delle due porte, di S. Maria e dell'Annunziata, hanno finito per spuntare le intenzioni più innovative dei due tecnici di scuola veneto-lombarda. Anche i lunghi tempi del cantiere hanno reso meno lineare e coerenti le scelte tecniche messe in opera. Un esempio per tutti: la presenza delle 55 caditoie disposte sulla lunga muraglia, secondo gli schemi antiquati della difesa piombante, poco si concilia con l'adozione delle bocche da fuoco che si fronteggiano nelle gole ("orecchioni") dei due bastioni e messe a protezione dello stesso fronte. Così è probabile che al primo ingegnere si debba la scelta delle caditoie e della difesa piombante, al secondo quella delle cannoniere, degli "orecchioni" protettivi e della difesa di fiancheggiamento.

 

Terranova C. P., La città murata. Dalla visita al "memorabile viaggio.", in Milazzo Nostra n. 28-29 - Marzo-Luglio 2011, p. 21.