[A Funtanedda]

Dalla Manica a Belvedere

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Lunghezza Sentiero:

fino a Belvedere 500 m (fino al carrubbo 200 m)

 

Durata percorso:

fino a Belvedere 20 min (fino al carrubbo 15 min)

 

Livello di difficoltà:

fino a Belvedere facile (fino al carrubbo medio)

Appena una cinquantina di metri dopo aver imboccato la Via Manica troviamo sulla sinistra una viuzza in discesa che si restringe sempre fino a diventare un sentiero in terra battuta. È un percorso molto interessante, perché collega la via Manica con il punto panoramico “Belvedere”. Il nome non tradisce le aspettative, infatti in questo punto a circa 50 metri s.l.m. la vista si apre sul Tono e sul suo splendido mare. Ed è proprio per poter raggiungere la tonnara del Tono che i tonnaroti capiciani usavano anticamente un altro piccolo sentiero che porta fino a mare.

Vi si accede, tramite una deviazione sulla destra, all’inizio del sentiero principale e si prosegue lungo una discesa che conduce ad una sorgente chiamata popolarmente “a funtanedda du Tonu”, dal Piaggia denominata “piediguddi”. In una carta del XVII sec. è indicata come “Fuente del angonia manantial de bastante agua y buena”. Proprio di fronte a questa sorgente troviamo “a carrubbara”, ovvero un Carrubbo secolare (Ceratonia siliqua). Questo esemplare è di straordinaria importanza biologica per Milazzo; è stato “riscoperto” nel 2003 grazie all’operazione di pulizia dei sentieri durante i campi di volontariato ambientale organizzate da Legambiente del Tirreno. Nel 2006 il Prof. Giuseppe Giaimi, dell’Università di Palermo, ha compiuto degli studi sul carrubbo, che ha datato intorno ad un arco temporale tra il 1650 ed il 1700.

Secondo lo stesso, poiché la pianta madre è stata abbattuta, oggi troviamo una ceppaia di una circonferenza di 9,3 metri, da cui hanno avuto origine tre polloni, con un’altezza di circa 14,5 metri. In quell’occasione il Professore ha saggiato lo stato di salute della pianta, mediante carotaggi ed alte indagini specifiche. Il sentiero continua seguendo un canneto che termina a vico I Nettuno e che a sua volta si immette nella Via Nettuno al Tono. Ma ritorniamo all’inizio del sentiero principale, quello “dalla Manica a Belvedere”. Il sentiero corre lungo dei muretti a secco che seguono sulla sinistra il tracciato per tutta la sua lunghezza; grazie a questi è possibile ancora oggi respirare un’atmosfera antica. Sopra questi muretti, popolarmente chiamati “ammacìi”, troviamo delle piante di fico d’India, che ne stabilizzano la struttura e fungono da barriere vegetali tra le proprietà.

A circa metà percorso troviamo un piccolo rivolo d’acqua; per questo la vegetazione della zona si caratterizza per la presenza di moltissimi esemplari di Canna domestica, che seguonotutto l’impluvio fino alla pianta sottostante. Proseguendo in avanti lungo il sentiero, troviamo una deviazione sulla destra che conduce alla “funtanedda” e a degli antichi lavatoi, all’interno dei quali è possibile scorgere dell’acqua che sgorga dalla parete. C’è anche un serbatoio pieno d’acqua chiuso da tavole di legno. I lavatoi sono all’ombra di un bellissimo esemplare di Olmo campestre. In effetti questo sentiero non è altro che la prosecuzione di quello che procede da Monte Trino alla Manica (sentiero “Ufennu e u paradiso”; infatti il tratto della Manica che oggi troviamo asfaltato univa i due sentieri: tutto il percorso era dunque un’antica mulattiera che da Monte Trino permetteva di raggiungere Belvedere rimanendo ai margini della costa di Ponente del Promontorio.

 

Isgrò C. Guida alla natura di Capo Milazzo, Milazzo 2016