Mosaico Ellenistico

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Il mosaico ellenistico – romano del convento di S. Francesco di Paola

Nel 1934 durante i lavori di sistemazione per la realizzazione della palestra della Regia Scuola Secondaria di avviamento al lavoro, al piano terra del Convento di San Francesco di Paola, fu ritrovato un pavimento in cementizio tessellato, riferibile a un’abitazione tardo ellenistica di un certo tono. Decorativo della sala da pranzo, esso si caratterizza per l’emblema centrale realizzato con piccole tessere che definiscono, su fondo bianco, una figura incedente verso destra, interpretata come donna con specchio (ARIAS 1934, pp. 366 -367) o ancora come persona che regge un volatile dalle piume variopinte. Il mosaico, databile nel corso del II sec. a.C. (BOESELAGER 1983, pp. 65 – 69), è uno dei pochi esempi in Sicilia nel quale si utilizza la tecnica di contornare la figura con un sottile filo di piombo.

 

Testo tratto da “L’Antiquarium archeologico di Milazzo; guida all’esposizione” a cura di Gabriella Tigano; con il contributo di Laura Bonfiglio, Gabriella Mangano, Piero Coppolino. Messina: Sicania, 2011

La notizia della scoperta del mosaico

“Durante i lavori di costruzione della palestra della scuola secondaria di avviamento al lavoro, sita nell’ex convento di San Francesco di Paola, nel novembre 1934, venne rinvenuto un frammento di pavimento romano a mosaico.
Il fondo del pavimento è costituito da un opus sectile formato di coccio pesto e di radi tasselli bianchi di marmo, disposti in file regolari, a distanze uguali. Il frammento di pavimento che resta è di m. 4,84×2,90 circa. Quasi al centro di esso è un rettangolo a fondo bianco incorniciato da fasce di tasselli rossi, bianchi e neri con una snella figurina nel mezzo. Davanti a questo emblema è un altro quadrato (0,77 di lato) bianco, delimitato da fasce di tessere rosse, bianche e nere.
La figurina centrale che incede sulla punta dei piedi a sinistra, volgendo il capo allo spettatore, è incoronata di lauro, nuda e porta con le mani uno specchio ovale. Una fila di tasselli neri, disposti a reticolato, forma la base di questa leggiadra figurina dal petto carnoso (i capezzoli sono resi con una tessera rossa) e dal lieve chiaroscuro: è un opus vermiculatum abbastanza curato.
Sarebbe prematuro, dopo un rinvenimento così sporadico – tanto più che accurate ricerche condotte nelle immediate adiacenze non hanno dato alcun risultato concreto – cercar di concludere qualcosa di preciso sull’ambiente antico che il piccone degli operai ha rivelato. Ma dalla natura della figurina, che reca un oggetto destinato alla cura della persona, si dovrebbe pensare di essere in un bagno di qualche villa romana. Ad un ingresso in simile edificio farebbe pensare anche il piccolo tappeto quadrato che precede l’emblema centrale.
Da certe caratteristiche del vermiculatum della figurina, parrebbe trattarsi di un’opera dell’età degli Antonini. Ma troppo poco è offerto, sinora, al nostro giudizio, per concludere seriamente.
Non è senza interesse che in Milazzo […] appaia oggi questo modestissimo documento musivo, che è uno dei pochissimi, se non unici, dati reali che ci provano la verità delle affermazioni degli storici antichi su Mylae.
La Sovrintendenza alle Antichità non ha mancato di far ricoprire il mosaico con legname e di raccomandare di cingerlo in modo che esso venisse ben conservato. L’apparizione, infine, di un resto antico nelle vicinanze dell’Acropoli di Mylae, dove sorge il castello che perpetua indubbiamente la tradizione antica di abitazione, è da tenere presente.”

 

Paolo Enrico Arias
Atti dell’Accademia dei Lincei, 1936

Dela von Boeselager
Una figura a mosaico a Milazzo

“Nel 1934, nel piano cantinato dell’antico convento di San Francesco da Paola (poi Scuola d’Arte) venne scoperto un pavimento a mosaico con rappresentazione di una figura, di cui diede notizia due anni più tardi P. E. Arias.
Allora si lasciò uno stralcio di pavimento in vista (Mt. 4,84×2,90). In conseguenza della sopraedificazione esistente, non fu possibile accertare la grandezza totale del pavimento, le dimensioni della stanza ed il contesto della costruzione. In un sopralluogo nel 1978, si constatò che il pavimento, da allora dimenticato, è ancora oggi raggiungibile sotto una moderna copertura. La ricerca scientifica è tuttavia condizionata dalla limitata superficie del pavimento a mosaico.
La pubblicazione dell’Arias con i disegni e la descrizione fanno capire che il pavimento, al momento non visibile, è costituito da coccio pesto con incastonatura di tessere a schiera. Questa tecnica con la terminologia attuale viene denominata opus signinum e non come opus sectile. Al centro, in un rettangolo bianco delimitato da fasce di colore rosso e nero, splende una figura isolata di 53 cm. di altezza. Prima di questo soggetto, si trova un grosso quadrato a mosaico bianco di 0,77 mq., anch’esso delimitato da fasce. Serviva probabilmente come mosaico d’ingresso, in maniera da attrarre lo sguardo di chi ne varcasse la soglia.
La figura nuda al centro del pavimento procede verso sinistra, mentre girando la testa guarda indietro. Nella mano destra, protesa, tiene un oggetto ovale, dipinto in verde, giallo, bianco ed in cima nero. La figura è contornata di nero, mentre il corpo nudo viene rappresentato con tessere di colore incarnato grigio – marrone; solo i capezzoli dei seni e le labbra sono dipinte di rosso. […]
Dall’analisi del mosaico si nota un’orlatura di piombo della figura, un dettaglio importante, di cui l’Arias non ha fatto menzione. Le strisce di piombo corrono lungo la linea esterna e marcano importanti parte interne del corpo, come l’orlo inguinale ed il braccio sinistro, che taglia la parte superiore del corpo. E’ sorprendente l’incastonatura di una bacchetta di piombo per definire i tratti del viso anziché per il contorno della testa. […]
Il mosaico era inteso come un tappeto d’ingresso sul pavimento, variabile come tecnica e decorazione. Il freddo colore bianco del mosaico doveva aumentare l’effetto del rosso del coccio pesto. La struttura del pavimento, con un rettangolo centrale, una larga fascia marginale e una soglia a mosaico, trova numerosi corrispondenti nei mosaici ellenistici. Possiamo richiamare altri esempi siciliani come quelli di Morgantina e Tindari. Nella scelta della tecnica trova esatto confronto con il mosaico a meandri di Taormina. […]
La pianta dei locali di Milazzo non è stata ancora redatta, per cui non ci si può con certezza pronunciare sulla destinazione d’uso del locale. Si può supporre che l’ambiente con il signinum situato ai margini fosse utilizzato come sala da pranzo.
L’Arias ha interpretato il soggetto del disegno come una figura femminile con specchio. Egli sosteneva che era chiaramente riconoscibile l’appartenenza sessuale dalle caratteristiche del modello rappresentato. Tuttavia non è sicuro che i capezzoli siano femminili. Discutibile appare anche un’altra interpretazione: che l’oggetto tenuto con ambedue le mani sia uno specchio. […]
La presenza di più colori è un elemento per escludere che si tratti di un vaso. Per l’identificazione del significato originale dell’oggetto, è ipotizzabile un uccello a piume variopinte, che poggia sulla mano sinistra e viene tenuto con ambedue le mani: il dettaglio superiore dell’oggetto, che nella pubblicazione è rappresentato nella mano destra della figura, può essere identificato con la testa di un uccello. Questo animale ha un piumaggio beige, giallo e verde scuro con una testa nera che mostra di profilo con un occhio ed un corto becco. […]
Non sembra sostenibile la convinzione che il petto abbia caratterizzazione femminile, così da vedere nella figura nuda un ermafrodita. […] Questa maniera di modellare il petto potrebbe indicare delle figure effeminate. Nel mosaico di Milazzo mancano elementi per uno specifico significato mitologico. Potrebbe trattarsi del giovane Eros. […]
Un importante riferimento per l’inserimento nella cronologia dei mosaici siciliani è la novità riscontrata nell’uso delle strisce di piombo. […] Il pavimento di Milazzo, insieme ai due mosaici a rosette di Tindari, l’opus vermiculatum di Solunto, sono i quattro esempi siciliani di mosaici figurati a tessere con l’impiego di strisce di piombo. […]
Per quanto riguarda le caratteristiche stilistiche dei mosaici esse consistono nella semplice cornice levigata e nella fasce variopinte ai quali mancano motivi prospettici. Per quanto riguarda lo stile, il disegno è caratterizzato dalla figura policroma riflessa su uno sfondo bianco neutro, anche se alla figura manca una ulteriore fascia di contorno. Per questo il mosaico di Milazzo si distingue dai mosaici figurati grigio – scuri ellenistici, mentre altri a Morgantina e Cefalù imitano la pittura.
La figura isolata su fondo bianco è essenziale per esaltare la linea della figura stessa, rafforzata in alcuni punti con piccole linee nere di contorno. Un simile stile si riscontra nel mosaico ellenistico di Salemi, ma, mentre lì la forma è totalmente nera su fondo bianco, a Milazzo il corpo della figura è modellato con diversi toni di colore e le è stata data una linea di appoggio, benché ridotta ad una breve linea ornamentale. […]
La datazione data dall’Arias, che attribuisce il mosaico siciliano al periodo degli Antonini, è – in base alla tecnica, alla composizione e allo stile – da abbandonare. Il pavimento è un’opera ellenistica, approssimativamente risalente al II secolo a.C. .”

 

Testo tratto da “Antike Mosaiken in Sizilien”, 1983